E insomma, sono a Washington. E visto che l’improvvisazione
è l’anima di questo viaggio, su consiglio di Franceso ho provato qualcosa che
mi aveva sempre attirato ma che non avevo mai trovato il modo di sperimentare:
il couch surfing. Per cui non sono in un hotel, ma ospite del simpatico Carl
Gregory, un ingegnere software che lavora per il governo (come quasi tutti qui),
che ospita viaggiatori a casa sua per puro piacere di incontrare persone
provenienti da altre parti del mondo. Vista da parte di viaggia, è una chiave d’accesso
forse insostituibile per comprendere davvero i luoghi che si visitano, conoscere
le persone che ci vivono e capire i loro punti di vista. Ho appena iniziato, ma
già adesso è un’esperienza mi sta piacendo un mondo.
Chiara: ganzo!
RispondiEliminaSono molto curiosa di sapere qualcosa di più.Le persone che fanno questo"couch surfing" sono controllate?Altrimenti ci sarebbe il pericolo di imbattersi in qualche mascalzone! Paghi qualcosa?
RispondiEliminaNon si paga nulla, e l'unico controllo è quello delle persone che sono state ospitate prima di te. Insomma, si ciede ospitalià solo a persone con buone referenze!
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