giovedì 16 agosto 2012

Philadelphia, parte 2


E dunque quale sarà l’attrazione più fotografata di Philadelphia, proprio a due passi dal Philadelphia Museum of Art? Forse il Pensatore di Rodin?

 
Sbagliato, è la statua di Rocky, qui ripresa in un raro momento in cui non è attorniata da turisti. 


La saga di Rocky è ambientata qui, e gli scalini del museo, sul quale Rocky finiva la sua corsa d’allenamento nel primo film, sono ormai noti come “Rocky steps”. Potenza dei miti popolari. E devo dire che in un paese come questo, senza storia e in cui la pacchianata è sempre dietro l’angolo, trovo più sincera una statua come questa, che parla alla gente, piuttosto che il Pensatore, che non si fila quasi nessuno e che appare drammaticamente fuori contesto, come tutto il Museo Rodin che sta alle sue spalle.

Un po’ meno entusiasta rispetto all’impressione iniziale, confermo comunque il giudizio positivo sulla città. Anche qui c’è un quartiere di grattacieli, e per quanto non raggiunga le vette irreali di New York, è ugualmente brutto. Ormai è chiaro: non è tanto il grattacielo in sé, ma il concetto di “quartiere di grattacieli” a essere un crimine contro l’umanità. Che gli dici a un quartiere che si presenta così? 



 Ma vaffanculo, va’.

Comunque, Philadelphia è architettonicamente molto interessante. Sarà che hanno costruito (e soprattutto, demolito) meno che a New York, fatto sta che conserva una quantità di edifici eclettici davvero sorprendente. Tecnicamente, l’eclettismo è quel periodo fra fine ottocento e inizio novecento in cui gli architetti, alle prese con nuovi materiali che di colpo rendono obsolete le tecniche costruttive del passato, non sanno più che pesci pigliare, e prima di riuscire a trovare uno stile che si adatti ai tempi nuovi si mettono a scopiazzare l'impossibile e anche di più. In questo periodo si possono costruire chiese gotiche, palazzi neoclassici, rinascimentali o barocchi, e chi più ne ha più ne metta. Va tutto bene.
Il Philadelphia Museum of Art, per esempio, è un tipico edificio neoclassico di gusto neo-greco, con l’interessante tocco in più dato dall’aggiunta del colore, un tentativo di ricostruzione filologica, visto che i templi greci erano effettivamente colorati.


Al centro della città, invece, perno visivo inquadrato dalle strade principali su tutti e quattro i lati, è invece l’edificio in stile tardobarocco del municipio:


Che al so interno vanta anche questi sobri capitelli a base di mongoli non meglio specificati, con tanto di teste d’elefante e di altri animali buttate lì a casaccio.


Si vedono anche esempi di stile romanico:
 


Romanico e gotico l’uno accanto all’altro…


...solo che quella che sembra una chiesa romanica non lo è affatto: è un tempio massonico.

Si vedono grattacieli con colonne classiche…


 
... e palazzi neorinascimentali come il Pennsylvenia Convention Center, con quel nicchione laterale che sembra fatto apposta per accogliere la chitarra rotante dell’Hard Rock Cafè.


Non mancano però gli angoli suggestivi, legati al passato della città che ha avuto un ruolo fondamentale nella vicende americane. E' a Philadelphia, per dire, che sono state firmate la Dichiarazione d’indipendenza e la Costituzione.



E finendo di parlare di edifici, questo è l'albergo dove ho dormito:
 

Venendo di nuovo al Philadelphia Museum of Art, vanta una accolta di arte antica un po’ così, con alcuni capolavori (un Prometeo incatenato di Rubens, una bellissima Testa di Cristo di Rembrandt, un paio di Veronese molto belli, fra cui spicca un Diana e Atteone, un minuscolo San Francesco che riceve le stimmate di Van Eyck) buttati un po’ a casaccio in mezzo a quadri di minor valore e a ricostruzioni di stanze e ambienti di varie epoche e culture: un chiostro francese, una casa da tè giapponese, etc. Molto bella invece la raccolta di arte moderna e contemporanea: la solita manciata di impressionisti e postimpressionisti che non si nega a nessuno, ma impreziosita da capolavori assoluti come le Grandi bagnanti di Renoir e il quadro dallo stesso soggetto di Cezanne, uno dei Girasoli di Van Gogh, tutte le opere fondamentali di Duchamp, fra cui il Nudo che scende le scale e il Grande vetro, la serie di dieci tele dedicate da Cy Twombly alla guerra di Troia, e molti altri. In una mostra temporanea dedicata all’Arcadia c’era anche uno dei dipinti più famosi di Gauguin, quel Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? che contavo di vedere a Boston. Meglio così.

1 commento:

  1. Mi sembra che Philadelphia sia proprio una bella città anche dal punto di vista dell'arte.Sto partendo per Gello,ma prima metterò il gas,poi passerò da Piegaio a fare un po'di spesa.Ora c'è anche Mario;penso di invitarlo con i suoi a Gello a pranzo o a cena per il fine settimana.Qui siamo sotto Caligola con temperature di 37-38 gradi.Ciao e buon divertimento.

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