martedì 21 agosto 2012

Turista a San Francisco


La nuvola di Fantozzi che sovrasta San Francisco continua imperterrita ad avvolgere la città, e dà cenni di cedimento solo verso le 4 del pomeriggio. Sulla baia tira un vento teso, freddo, che viene dal mare. La temperatura continua ad essere intorno ai venti gradi.

Condizioni climatiche a parte, la prima impressione di San Francisco è molto diversa rispetto alle metropoli che ho visto finora: costruzioni basse e una composizione etnica molto diversa, con una piccola componente nera e una ispanica, e soprattutto asiatica, decisamente più grande. La gente sembra più gentile e rilassata che altrove, tant’è che nel poco tempo passato qui diverse persone mi hanno chiesto spontaneamente se mi serviva un’indicazione, cosa che non mi era mai successa. Gli hippy non ci saranno pure più, ma nell’aria c’è decisamente uno spirito diverso, più accogliente e anticonformista.

Visto che ho l’hotel in zona ho passato questa prima giornata sulla baia, con il Golden Gate che appena spuntava dalla nebbia e l’isola di Alcatraz a dominare il panorama. 



In questa zona c’è quella che viene considerata una delle principali attrazioni di Frisco, il Fisherman’s Wharf, essenzialmente una zona di vecchi moli per la pesca riconvertita in pittoresco quartiere turistico, pieno di negozi curiosi e di ristoranti di pesce che vendono un’eccellente zuppa di granchio servita in una ciotola di pane. Sembra un po’ la passeggiata di Viareggio, e come quella è senz’altro turistica, ma animata e piacevole. 




Solo che a Viareggio non ci sono i leoni marini. Cioè, siamo nel bel mezzo di una delle più grandi metropoli americane, e fra i moli c’è una fottuta colonia di leoni marini, che se ne stanno lì a crogiolarsi al sole (quando c’è), a fare quei loro versi simili a un cane che abbaia, a giocare alla lotta. Incredibile.


Attraccato ai moli c’è anche l’USS Pampanito, un vero sommergibile della seconda guerra mondiale, la cui visita dà un’idea impressionante di come dovesse essere la vita di quegli equipaggi di più di settanta uomini, che rischiavano la vita nelle profondità marine, rinchiusi in spazi ristrettissimi.



Ma la sorpresa più grande arriva quando, in un magazzino, scopro una specie di museo che raccoglie centinaia di quelle macchinette che animavano le fiere e i luna park americani dai primi del novecento in avanti, un vero classico della cultura popolare. Sono tutte perfettamente funzionanti, e sono meravigliose. Si va dagli organetti meccanici che si limitavano a riprodurre un pezzo musicale, a dei veri e propri diorami animati, a giochi di ogni tipo, a quei visori rudimentali che permettevano di vedere le prime immagini in movimento e anche, perché no, foto “per adulti” di belle ragazze (vestite) in pose vagamente provocanti, roba che oggi si vede tranquillamente nei programmi per bambini. Le avrei provate tutte.




Sempre in uno dei magazzini c’è un piccolo Museo Italo Americano, che propone un’ottima esposizione sui giocatori di baseball di origine italiana, a partire dal leggendario Joe DiMaggio. Più che per l’esposizione in sé, il museo è stato emozionante in quanto primo contatto con la locale comunità italoamericana, che a Frisco, sapevatelo, è in gran parte di origine lucchese.


3 commenti:

  1. CHIARA: hai conosciuto nessuno di quei lucchesi-americani? Tutto molto bello. Fatti dare la ricetta della zuppa di granchio in crosta di pane che poi ce la riproponi....
    ADE: dove dormi a S. Francisco? Ma lo mangi il pesce?

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  2. Ho parlato un po' con una signora lì al museo: mi ha confermato che è vero, ma lei non lo era.
    La zuppa di granchio l'ho mangiata eccome, era buona e molto pittoresca. A parte la ciotola di pane, comunque, non penso che fosse niente di troppo particolare.

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  3. Dimenticavo: qui a SF sono in hotel, e sarà così fino alla fine.

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