martedì 7 agosto 2012

Di Midtown e grattacieli


I grattacieli sono lo specifico di New York. A Manhattan sono un po’ ovunque, ma Midtown, la parte centrale dell’isola, è il quartiere in cui c’è la maggior concentrazione, compresi gli storici Empire e Chrysler. Leviamoci subito il dente: ce n’è di belli, e anche di bellissimi, ma l’impressione è che ai newyorkesi la faccenda sia ben presto sfuggita di mano, trasformando Midtown nel luogo allucinato e mortifero che è adesso. Il grattacielo è, concettualmente, una torre. E la torre è fatta per svettare, per essere punto di riferimento, anche visivo, su un paesaggio sul quale si eleva e che domina dall’alto. Il Flatiron, il primo grattacielo di New York, è ancora un edificio di dimensioni relativamente contenute. E la sua collocazione urbana, di sguincio fra Broadway e Fifth Avenue, gli conferisce, oltre alla forma caratteristica, un carattere che non è propriamente quello della torre. Il Chrysler e l’Empire sono invece nati come torri, che si elevavano dritte come fusi su un paesaggio circostante che all’epoca era notevolmente più basso.
Ora, parliamoci chiaro. Di Manhattan si dice spesso che i grattacieli sono il naturale risultato dell’indisponibilità di spazio, che ha spinto a costruire verso l’alto. Che sarà anche vero, per carità. Ma già il Chrysler e l’Empire, costruiti negli anni ’30 l’uno di seguito all’altro, quasi in competizione fra loro, raccontano in modo chiaro qual è la verità: che sospinta dal turbocapitalismo d’assalto che è caratteristica americana fin dalle origini, è iniziata e da allora non si è più fermata una banalissima, stupidissima gara a chi ce l’ha più lungo (il palazzo). Esattamente come per le famiglie nobiliari dell’Italia del cinquecento, con l’unica differenza che qui le torri sono diventate l’unica tipologia di edificio possibile, e si sono affastellate l’una all’altra senza il minimo senso urbanistico e architettonico. Così è nata la gigantesca muraglia urbana che vediamo oggi, che ha ottenuto il paradossale risultato di annullare l’essenza stessa di questo tipo di costruzioni, ovvero lo slancio verticale. Ma mica si pretenderà che questi banchieri e capitani d’industria, questi magnati a capo di acciaierie e assicurazioni, questi rampolli di dinastie dai nomi altisonanti come Rockfeller e Vanderbilt, questi veri eroi dei tempi moderni, avessero anche gusto e buon senso, che diamine. E almeno loro, i primi, il significato delle torri che stavano costruendo l’avevano ben chiaro. Quelli che sono venuti dopo, spesso corporation senz’anima, hanno fatto di peggio. E a fronte di una skyline che poco alla volta è diventata il vero monumento di New York, e che significativamente è apprezzabile solo se osservata dall’esterno, quello che hanno ottenuto è un luogo che, vissuto dall’interno, è orribile in modo peculiare. Affascinante e unico al mondo, certo, ma nondimeno orribile. Concettualmente, Midtown è un monumento all’avidità e all’idiozia. E in questo senso è un luogo assolutamente meraviglioso. Ma a entrarci dentro, anche solo a passeggiarci, è oppressivo e straniante. L’orizzonte visivo è ridotto in modo drastico, il cielo appare solo a squarci, la luminosità è visibilmente ridotta, i colori abbassati di un tono. Nei casi peggiori sembra di muoversi sul fondo di canyon di vetro e cemento, uniformati da un plumbeo color grigio-verde. È architettura per termiti, non per uomini. È l’individualismo americano che, spinto all’eccesso, ha prodotto il suo opposto, un ambiente che schiaccia l'individuo e lo rende insignificante.
In questo panorama desolante, non mancano le chicche. L’Empire e soprattutto il Chrysler, quando appaiono all’improvviso, riescono ancora a togliere il fiato, nella loro eleganza art decò. Il Rockfeller Center è un complesso di edifici, ancora art decò, costruiti con eccellente criterio urbanistico, caso più unico che raro. E poi, per fortuna, a un certo punto della storia arrivarono un po’ di architetti europei. Su tutti, Mies van der Rohe. Il Seagram è il suo primo edificio che vedo dal vivo, e non posso che togliermi il cappello. Nero, elegante, perfetto nelle proporzioni, con le finestre che mandano riflessi color ambra. Soprattutto, non gigantesco in modo grottesco come i vicini che gli sono cresciuti attorno e che oggi lo circondano su tutti i lati. Il Seagram è il nonno di tutti i grattacieli in vetro e metallo, ma tutte le sue infinite imitazioni non hanno un briciolo della sua levità ed eleganza. È il grattacielo più bello di New York, e solo a guardarlo mi riconcilio con Midtown. Almeno fino a quando, fatti altri due passi, mi ritrovo a Time Square.


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