A San Simeon, più o meno a metà strada fra San Francisco e
Los Angeles, c’è il castello di William Randolph Hearst. Hearst fu il magnate
della carta stampata a cui si ispirò Orson Welles per Quarto Potere, e questo per
ora basti a dare un’idea di che tipo di personaggio fosse. In età già piuttosto
avanzata, Hearst comincia a costruire questo castello sulle aspre colline della
California, in collaborazione con l’architetto Julia Morgan, in un progetto che
non sarà mai del tutto completato e che li vedrà impegnati per 28 anni, fino
alla morte di lui nel 1951. Oggi l’Hearst Castle è aperto al pubblico e
visitabile, ed è una visita di grande interesse.
Il castello nacque come una specie di casa-vacanza, un luogo
da sogno dove passare giorni di relax (ma lui continuava a lavorare, gestendo il
suo impero dai suoi appartamenti privati) in compagnia dei suoi ospiti, tutti i
personaggi più in vista di quegli anni: divi del cinema come Chaplin e Gable,
scrittori come Fitzgerald, produttori cinematografici e ricchi industriali suoi
pari, persino capi di stato. Il castello doveva anche servire ad ospitare la
sua raccolta di antichità, che era andato collezionando per tutta la vita. Non solo:
il castello stesso doveva essere la summa di quell’arte mediterranea, classica
e rinascimentale, che Hearst tanto amava. Il risultato è al tempo stesso affascinante
e surreale.
Architettonicamente, il progetto è sbagliato in ogni modo possibile. La facciata è ispirata a quella di una chiesa spagnola, con torri in stile moresco e un portale gotico, in parte autentico, in parte fasullo. Dentro, una vasta collezione di opere d’arte si piega a diventare puro elemento d’arredo: arazzi rinascimentali su disegni di Giulio Romano, uno barocco su disegno di Rubens, soffitti a cassettoni italiani e spagnoli, cori di chiesa alle pareti, caminetti gotici, porcellane di Limoges, un Canova originale, dipinti e statue medievali e rinascimentali, e chi più ne ha più ne metta. Fuori, statue e sarcofagi romani, una piscina da sogno con un vero frontone di un vero tempio greco, un giardino bellissimo, uno zoo (che ora non c’è più) con centinaia di animali esotici lasciati in libertà, liberi di scorazzare nella vasta tenuta. Non c’è un solo angolo, dentro o fuori l’abitazione principale o gli adiacenti cottage per gli ospiti, che non sia zeppo all’inverosimile di oggetti d’arte accatastati alla rinfusa, al solo scopo di creare un effetto di stupore incurante di ogni coerenza. Essenzialmente, è un grande parco a tema sull’arte classica e rinascimentale, e se era lo stupore l'obiettivo che si voleva ottenere, devo dire che è stato centrato in pieno. Il luogo trasmette l’opulenza estrema dei grandi ricchi americani degli anni venti e trenta, e dà un’immagine di una società dorata e ancora inevitabilmente provinciale, che cerca tuttavia disperatamente di darsi un tono, con risultati grotteschi.
Architettonicamente, il progetto è sbagliato in ogni modo possibile. La facciata è ispirata a quella di una chiesa spagnola, con torri in stile moresco e un portale gotico, in parte autentico, in parte fasullo. Dentro, una vasta collezione di opere d’arte si piega a diventare puro elemento d’arredo: arazzi rinascimentali su disegni di Giulio Romano, uno barocco su disegno di Rubens, soffitti a cassettoni italiani e spagnoli, cori di chiesa alle pareti, caminetti gotici, porcellane di Limoges, un Canova originale, dipinti e statue medievali e rinascimentali, e chi più ne ha più ne metta. Fuori, statue e sarcofagi romani, una piscina da sogno con un vero frontone di un vero tempio greco, un giardino bellissimo, uno zoo (che ora non c’è più) con centinaia di animali esotici lasciati in libertà, liberi di scorazzare nella vasta tenuta. Non c’è un solo angolo, dentro o fuori l’abitazione principale o gli adiacenti cottage per gli ospiti, che non sia zeppo all’inverosimile di oggetti d’arte accatastati alla rinfusa, al solo scopo di creare un effetto di stupore incurante di ogni coerenza. Essenzialmente, è un grande parco a tema sull’arte classica e rinascimentale, e se era lo stupore l'obiettivo che si voleva ottenere, devo dire che è stato centrato in pieno. Il luogo trasmette l’opulenza estrema dei grandi ricchi americani degli anni venti e trenta, e dà un’immagine di una società dorata e ancora inevitabilmente provinciale, che cerca tuttavia disperatamente di darsi un tono, con risultati grotteschi.
Il bello è che tutta la visita, con corredo di film Imax
propedeutico, è impostata sull’eccellenza architettonica del castello e sul
tema, tutto americano, del “sogno da realizzare”. Questa dimora, ci viene
detto, era il sogno di una vita di un uomo che, fin da bambino, era stato
affascinato dalle meraviglie che aveva visto nei suoi viaggi in Europa, e voleva
creare qualcosa che fosse alla loro altezza. Che tenerezza, nevvero? Anche voi,
cari visitatori, traete ispirazione da questa storia edificante per realizzare
i vostri sogni.
Sì, mo’ me lo segno.
E tuttavia, l’Hearst Castle merita di essere preservato,
fosse solo come testimonianza di quello stile che qui e ora battezzo Californian Theme Park Style, che nelle
sue motivazioni, nelle sue realizzazioni, e infine nella lettura ideologica che
ne viene data oggi, è capace di gettare una luce sulla mentalità americana ben più
penetrante di qualunque ponderoso saggio sull’argomento.
Dove dormi in questo viaggio? In motel lungo la strada? C'è tanto traffico? T'ha fermato mai la polizia? Qui la benzina è arrivata a 2 euro al litro e lì? Ci sono segni evidenti della crisi in America?
RispondiEliminaRisposte: ho dormito in hotel trovati lungo la strada, senza aver prenoato nulla. Traffico: dipende, ma a tratti sì. La polizia non mi ha mai fermato, e non vedo perchè avrebbe dovuto. La benzina viene circa 4 dollri al gallone, che è quasi 4 litri. Dunque, circa la metà che da noi.
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