Oltre ad andare a zonzo, i primi due giorni mi sono sparato
due musei: il Met e il Guggenheim. Enorme e dispersivo il primo, con le opere
messe un po’ a cazzo di cane, privilegiando l’unitarietà delle diverse
collezioni che costituiscono il fondo espositivo rispetto a un criterio
cronologico o per scuole. C’è della bella roba, comunque: poco di italiano,
moltissimi francesi dall’impressionismo in avanti, la più bella raccolta di
Degas che abbia mai visto, e soprattutto Vermeer presente con alcuni capolavori
assoluti.
Meraviglioso il Guggenheim: meriterebbe solo per l’edificio
di Wright, che pure in foto non mi convinceva. Dal vivo invece è perfetto per
equilibrio ed eleganza, in netto contrasto con il rozzo gigantismo che è la
cifra della moderna Manhattan. Bella anche la mostra, un riepilogo sull’arte
astratta del dopoguerra zeppa di capolavori, fra cui molti italiani come
Fontana, Burri, Afro, Vedova, Capogrossi ed altri. La differenza con il Met non
potrebbe essere più grande: lì c’è di tutto di più affastellato alla rinfusa,
qui solo una selezione ragionata che implica una scelta, e che soprattutto sottende
un gusto. E il gusto si sente, eccome. Non a caso, alla fine l’impressione che
mi ha lasciato è molto simile a quella del Guggenheim di Venezia, un altro
museo in cui ho lasciato il cuore.
come fai ad essere mio fratello???? nemmeno dopo 10 anni di studio intensivo riuscirei a scrivere bene come te. complimenti sembri proprio un eccellente critico e narratore.....hai mai pensato di scrivere un romanzo? chiara
RispondiEliminaPestifera. Salutami i bimbi.
RispondiEliminacertamente ciao ciao
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