Ho più o meno delineato i piani per la seconda metà del
viaggio. È chiaro ormai che quello che mi interessa sono le città e il way of
life americano. Inizialmente la mia intenzione era confrontarmi con i grandi
spazi, ma anche questa era un’intenzione più psicologica che non
naturalistica: capire cosa abbia potuto significare, per degli Europei che di
colpo si trovavano a poter rifare tutto da capo senza il peso di regole e
tradizioni, trovarsi di fronte a spazi di tale vertiginosa ampiezza. Ma avrebbe
voluto dire guidare la maggior parte del tempo, e su come gli americani vivano
i grandi spazi la mia deviazione su e giù per gli Appalachi mi ha già fornito
parecchi spunti di riflessione interessanti. Per cui, con rammarico,
Yellowstone ciao, e ciao pure a luoghi che pure avrei voluto
fortissimamente vedere, come Grand Canyon, Monument Valley e compagnia. Dopo Philadelphia
domani si va a Chicago, e poi direttamente in California: tre giorni a San
Francisco, altrettanti per scendere in auto fino a Los Angeles, e i pochi
giorni che rimangono passarli lì, nella città degli angeli.
Come ci vai a Chicago?Penso che lì troverai tracce di Italiani;a proposito cosa dice la gente quando sa che sei italiano?E da Chicago in California,come ci vai?Altra curiosità,dove hai dormito a Philadelphia?
RispondiEliminaA Chicago vado in aereo, che è lontano come da Lucca a Berlino. Stessa cosa poi per andare in California. Sul fatto che sono italiano, nessuno dice nulla: qui, da dove vieni non frega niente a nessuno.
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